Tuesday, August 07, 2007
Mariage Rom & Yo
Monday, August 06, 2007
Beit Hanina
Thursday, July 26, 2007
Is this Ben Gurion or Hell?

Anyone who has traveled through Ben Gurion airport in Israel knows that it is a unique experience. For most Israeli Jews, the experience is comforting, a quick and accommodating entry into a nation created and developed for their exclusive benefit. For Palestinian-Americans and many activists working in occupied Palestine it is quite a different experience. Most of these travelers are held for hours and questioned repeatedly, some of who are stripped naked and in some cases (especially in the last two years) denied entry.
As I write from Ramallah, I recall my and my brother's recent experience there. After a sleepless 15-hour trip from New York, we arrived at the airport and went directly to the check-in booth. After waiting in a short line, a friendly woman asked for our passports, but her demeanor immediately soured once she viewed them. We were asked to step aside and after about 15 minutes a woman from airport security told us to follow her into one of the detainment rooms. Given the countless stories of harassment I had heard and read about before my trip, I wasn't so foolish to think that my journey through Ben Gurion would be a walk in the park. I had initially anticipated a four-hour wait, interrogation, and a thorough pat down by Israel's finest.
Wednesday, July 25, 2007
Palestine by Joe Sacco


Tuesday, July 24, 2007
A ride on Vienna’s old wheel


Friday, July 20, 2007
PALAZZO YACOUBIAN – Ala-Al-Aswani


Palazzo Yacoubian è stato pubblicato in Egitto, tra mille difficoltà, un anno dopo l’11 settembre 2001, e da allora è il libro più venduto nel mondo arabo dopo il Corano. Con i toni ora brillanti ora amari della commedia, il suo autore Ala-Al-Aswani (che per anni nello Yacoubian vero del Cairo ha avuto il suo studio dentistico) racconta le microstorie degli abitanti di questo vivacissimo palazzo, che per ospiti, litigi, urla, pettegolezzi ricorda un qualunque condominio del Sud Italia: c’è la ragazza bella e prosperosa costretta a farsi palpare dal suo datore di lavoro per mantenere il posto di commessa, c’è il suo fidanzato che sogna un futuro in polizia, negatogli in quanto figlio di misero portiere, e che da giovane mite e pacifico finisce per diventare un kamikaze; c’è il vecchio trafficone che compra un posto in politica e il giornalista gay protagonista di una tragica storia d’amore…
Spirito di osservazione da entomologo e abilità nell’intreccio di destini e personaggi hanno assicurato all’autore la definizione (che condividiamo) di “Robert Altman in salsa mediorientale”, ma avendo conosciuto Aswani in occasione di un incontro pubblico, la sensazione è che, più che onori letterari o riconoscimenti di stile, il suo Palazzo Yacoubian voglia attirare un’attenzione politica sul mondo musulmano, che il libro venga letto come un reportage neanche troppo romanzato sulla insostenibile situazione egiziana ed araba in genere.
“Ho scritto questo libro anche per trattare il tema della religione. In Egitto sono presenti le tre più grandi religioni monoteiste, l’Islam, il Cristianesimo e l’Ebraismo, ma il problema non è la religione ma l’interpretazione che si dà di essa. Come forse sapete, l’Islam è nato nel deserto ma poi si è sviluppato e ha prosperato nei grandi luoghi dove esisteva la civiltà, in Iran, in Iraq e in Medio Oriente. La realtà dell’Egitto è fondata su due elementi estremamente negativi: la dittatura e, una sua conseguenza, la povertà di milioni di persone. Molti egiziani sono stati costretti ad emigrare in Arabia Saudita per cercare lavoro e una fonte di guadagno; lì sono entrati in contatto con una realtà molto ricca ma anche permeata di wahabismo, che è una delle interpretazioni più intolleranti dell’Islam. Questo ha portato conseguenze negative su tutto l’Egitto.”
(…) M. Murizzi
Monday, July 16, 2007
Thursday, July 12, 2007
Current Palestinian crisis "no excuse" to undermine the regional peace process, say MEPs
The House condemned Hamas's seizure of military control over the Gaza Strip, and expressed its "understanding and support for President Abbas' extraordinary decisions given the serious circumstances." MEPs welcome the Council's decision to resume normal relations with the Palestinian authority, including direct financial support to the government.. They also called for the "release of all the imprisoned Palestinian former ministers, legislators and mayors, and Israeli corporal Gilad Shalit," while welcoming the release of BBC journalist Alan Johnston as "a positive step forward."
Tuesday, July 10, 2007
Persepolis

Ce dessin animé est l'adaptation de la BD de Marjane Satrapi, 37 ans, qui a connu un beau succès public et critique. Le premier des quatre tomes, qui était la première BD de cette jeune femme établie à Paris, avait remporté un prix "Coup de coeur" au festival d'Angoulême en 2001 et le deuxième le prix du meilleur scénario en 2002.
Un seul conseil…. ALLEZ LE VOIR !!! Tout simplement magnifique…
Monday, July 09, 2007
Construction and development of settlements beyond the official limits of jurisdiction - July 2007
Dror Etkes and Hagit Ofran
One of the recurring claims of the various Israel government spokespersons over the past few decades regarding construction in the settlements was that it only occurs within the “boundaries of the settlement”. Words of that nature were even uttered by Prime Minister Olmert during a recent meeting with Abdullah, the King of Jordan (May 15, 2007), during which he promised that: “the construction of settlements is only being carried out within the approved designated lines”. However, through the years, Israel’s spokespersons made deceptive and manipulative use of the concept of “settlement areas” in order to continue, in fact, to make it possible for settlements to grow and develop without almost any restrictions. The construction in settlements “within their boundaries” continued, in contradiction to the commitment of those very same governments to maintain “political restraint”, where the vision of a future Palestinian state plays a major role. In this context, it is important to remember that the State of Israel’s official position is that no new settlement has been established anywhere in the West Bank for over a decade. As an aside, we should like to add that this was the reason that a need arose for the establishment of “outposts”, where the goal was to circumvent the ban on the establishment of official new settlements.
This report was written in order to achieve three goals:
A. Expose the system of considerations which guided the architects of the settlement project when they drew up the boundaries of settlement jurisdiction;
B. Discuss the way that Israeli governments used these jurisdiction to promote and reinforce their political goals, first and foremost of which was the expansion of the settlement project; and
C. Provide an accurate comparison between the official and actual boundaries of the settlements.
In order to read the full report click here
For the report in Haaretz
Monday, July 02, 2007
Mustafa Barghouthi
For those who never heard about him before, Mustafa Barghouthi is a Palestinian democracy activist. He was candidate for the presidency of the Palestinian Authority in2005, and Minister for Information and Communication in the now dissolved Unity Government (he’s an independent). Barghouti has criticized many times the PLO and PA for corruption and terrorism.
He supports the Non-Violent Resistance as the most effective way of “combating” Israeli occupation.
A RAFAH UNO SCEMPIO DI UMANITA': MIGLIAIA I PALESTINESI BLOCCATI SENZA ASSISTENZA UMANITARIA
"Anziani, ammalati, bambini, donne e uomini–continua la Morgantini- in tutto 4000 palestinesi sono bloccati al valico di Rafah, confine meridionale della striscia di Gaza con l'Egitto, sotto un sole cocente, con una temperatura di 42 gradi, senza soldi, e con cibo e acqua centellinati.
A queste 4000 persone non arriva nessun aiuto umanitario e nessuna assistenza dalle organizzazioni internazionali o nè dal Governo Egiziano. Le condizioni igieniche e logistiche sul posto sono del tutto inadeguate e la situazione è ancora più drammatica se si pensa che tra questi molti sono degli ammalati di ritorno dagli ospedali de Il Cairo che chiedono solo di tornare alle proprie case.
Chi di loro può permetterselo, passa le notti negli alberghi più vicini, pagando dei prezzi altissimi, gli altri sono abbandonati a loro stessi e non possono più neanche comprare le medicine.
Il confine, dopo il ritiro di Israele dalla Striscia nel settembre 2005, era controllato dalle forze dell'Autorità nazionale palestinese, con l'ausilio di una settantina di osservatori europei. Dal giugno 2006, quando e' stato rapito a Gaza il soldato israeliano Ghilad Shalit, Israele ne ha permesso l'apertura solo un quinto del tempo, 74 giorni su 335. Dopo i recenti scontri inter-palestinesi, che hanno portato alla vittoria di Hamas a Gaza, Israele ha deciso di aggravare ulteriormente la crisi, con raid indiscriminati nella Striscia e la chiusura dei valichi sia per le persone che per le merci.
Questa situazione deve finire, ma l'Egitto si dice pronto ad aprire la frontiera, l'unica porta sul mondo per il milione e mezzo di palestinesi che vivono a Gaza, soltanto quando tornerà il gruppo di osservatori europei con l'incarico di sorvegliarla dalla parte palestinese, ignorando come fa Israele e la Comunità Internazionale che ci sono migliaia di persone che da due settimane vivono in condizioni disperate.
Rivolgo questo appello all'Unione Europea e all'intera Comunità Internazionale affinché non rimangano inerti di fronte all'ennesimo strazio inferto alla popolazione palestinese, facendo anzi pressioni sul Governo israeliano perché riapra immediatamente tutti i valichi di confine della Striscia di Gaza, che rinchiudono arbitrariamente e unilateralmente in una gabbia la popolazione civile, costretta a sopravvivere senza cibo, acqua e con servizi sanitari al collasso.
Infine ritengo che far proprio questo appello, da parte del neo-eletto inviato speciale del Quartetto, Tony Blair, sia un segnale estremamente importante, un primo passo per ridare credibilità alla sua figura presso l'opinione pubblica palestinese e araba, scettica sull'imparzialità di uno dei fautori principali della catastrofe irachena e accanito sostenitore dell'aggressiva politica estera statunitense.
La soluzione della tragedia palestinese che non è una questione solo umanitaria è nella fine dell' occupazione militare israeliana, ma intanto si agisca subito sulle condizioni di vita quotidiana".
Wednesday, June 27, 2007
Bendib Cartoon in NY Times

Tuesday, June 26, 2007
Urban Poor

Wednesday, June 20, 2007
Sri Lanka

The Sri Lankan government should also reach an appropriate conclusion to the investigation of the brutal murders of 17 Action Contre la Faim aid workers killed 10 months ago.
NGO staff should be immediately released and the practice of forced recruitment by the LTTE stopped.
The government, the LTTE and paramilitary groupings to the conflict should keep in mind that murder and forced recruitment are prohibited under international humanitarian law, and that they must respect the work of humanitarian agencies and refrain from any acts that might jeopardize the safety and security of humanitarian staff or their activities.
The way out of this situation in Sri Lanka is to:
- Return to the negotiating table, to re-establish dialogue between the involved parties and to re-start a peace process.
- Actively work to facilitate access for humanitarian assistance to affected populations including the transportation of materials for approved project activities
- Respect the Sri Lankan Constitution and Law
- Stop human rights violations
Un giorno di pace a Gerusalemme in ricordo di Angelo: 10 agosto
"Vorremmo che il prossimo 10 agosto, quando sarà trascorso esattamente un anno, possa essere un giorno di pace a Gerusalemme". Così ha detto Pierangelo Frammartino, cugino di Angelo. Il giovane era presente con noi a Firenze, in Palazzo Vecchio, con i genitori e la sorella di Angelo chiamati dalla Regione Toscana a conclusione dell'incontro con le ong italiane, israeliane e palestinesi sul ruolo dell'Europa nella risoluzione del conflitto israelo-palestinese.Nel messaggio letto a nome dell'intera famiglia, Pierangelo ha annunciato che a breve sarà costituita una Fondazione "che diffonda i valori di pace, non violenza e solidarietà verso i più deboli" e che l'intera famiglia troverà la forza per essere a Gerusalemme nella giornata del 10 agosto.La proposta per "un giorno di pace a Gerusalemme" è stata accolta, a Firenze, da un grande applauso e fatta propria dalle parti – sociali e istituzionali - che in questa tre giorni voluta dalla Regione Toscana si sono confrontate su presente e futuro della situazione in Medio Oriente. Parole di sostegno anche dagli esponenti politici Jibril Rajoub e Avraham Burg, palestinese il primo, israeliano il secondo.
Tuesday, June 19, 2007
Roma Lavoro!!
Trovare lavoro aiutando gli altri
Terza puntata di “Trovare Lavoro a Bruxelles”, la nuova iniziativa di Roma Lavoro News che esplora le possibilità occupazionali presso le Istituzioni europee e gli organismi internazionali con sede a Bruxelles. Questa volta sotto la lente è la professione di esperto in cooperazione internazionale. Ci spiega i segreti di questa professione e le possibilità d’impiego a Bruxelles, Rossella Della Monica, project officer di un'associazione internazionale indipendente.
Il 56% dell’aiuto pubblico allo sviluppo nel mondo è erogato dall’Unione europea. Con 46 miliardi di euro l’anno, l'UE si attesta così al primo posto tra i donatori internazionali. Per avere un termine di paragone, gli aiuti da parte degli Stati Uniti ammontano a 20 miliardi di dollari. I progetti finanziati dall’Unione europea non riguardano solamente emergenze umanitarie, ma anche progetti per l'istruzione, sanità, strade, distribuzione d’acqua, commercio, diritti dell’uomo, tutela dell’ambiente in circa 160 paesi del mondo. Seguendo una logica di attuazione decentrata, la gran parte dei progetti di sviluppo sono spesso attuati da Organizzazioni non governative (Ong). Ma qual'è il profilo professionale di chi lavora in queste organizzazioni? Lo abbiamo chiesto a Rossella Della Monica, project officer di Solidar, un'associazione internazionale indipendente con sede a Bruxelles, che ha il compito di coordinare una rete di organizzazioni non-governative.
Che cosa vuol dire lavorare nel settore della cooperazione internazionale?
Credo che ci siano varie tipologie di cooperazione. La cooperazione può essere di tipo tecnico, scientifico, politico ecc., anche se a volte per progetti più complessi le varie tipologie possono sovrapporsi ed essere complementari l'una all'altra. Spesso si pensa alla cooperazione come ad un'azione finalizzata esclusivamente allo sviluppo di un paese povero, ma nel suo senso originario cooperare vuol dire impegnarsi in un progetto comune. Noi di Solidar siamo, infatti, un network di varie organizzazioni e la nostra funzione è quella di coordinare le strutture associate a noi in varie parti del mondo.
Quali progetti sta seguendo Solidar?
Abbiamo varie aree di intervento: Balcani, Iraq, Sud-est asiatico e Palestina. Il ruolo di Solidar in ognuna in queste aree geografiche è molto diverso. Ad esempio, in Sri Lanka ci siamo impegnati in un grande progetto a seguito della tragedia dello Tsunami che ha colpito il Sud Est asiatico; il "Post Tsunami Rehabilitation Programme" ci vede, infatti, operativamente impegnati nell'aiuto alla popolazione. In Iraq la nostra funzione è quella di offrire un coordinamento politico per il processo di democratizzazione del paese.
Perchè a Bruxelles sono concentrate così tante Organizzazioni non governative?
Perchè la Commissione europea è il primo partner di chi lavora in questo campo a livello europeo, erogando i finanziamenti e dettando le priorità d'intervento nelle varie aree del mondo. Nel nostro caso, ad esempio, ha finanziato la campagna "Decent Work, Decent Life" per la promozione dei diritti dei lavoratori. La presenza del Parlamento Europeo ci permette, inoltre, di entrare in contatto con politici di tutta Europa, per informarli sulle nostre attività e sensibilizzarli sulle situazioni più urgenti.
Come fare della cooperazione una professione?
Lavorare nel mondo della cooperazione non è facile, perchè una buona parte del lavoro si svolge su base volontaria. Io ho avuto altre esperienze prima di Solidar in vari paesi e credo che la cosa più importante sia investire su se stessi accumulando il maggior numero di esperienze possibili. Soprattutto all'inizio si deve avere pazienza, perchè è difficile portare a casa uno stipendio. Più che di un lavoro, credo si tratti di una scelta di vita. Può diventare una professione a patto che si rinunci all'idea di un lavoro che comincia alle nove e finisce alle sei, dal lunedì a venerdì.
Quali sono i passi da seguire per andare a lavorare in una Ong?
Per me è stato molto importante avere delle esperienze dirette nei luoghi dove sono attivi i programmi di aiuto allo sviluppo. L'esperienza sul campo è un passaggio fondamentale, anche perchè ti fa capire il senso di questo lavoro. Spesso è anche più importante di un background formativo in questo settore. Conosco tante persone che sono arrivate in questo mondo senza aver compiuto dei percorsi formativi specifici. Io, ad esempio, sono geografa e vengo da una formazione di tipo scientifico. Penso che l'importante sia costruire delle esperienze significative attorno ai propri studi perchè, lo ripeto, la cooperazione abbraccia varie aree d'interesse.
Che cosa offre Bruxelles a chi vuole intraprendere questa professione?
Forse Bruxelles è la città a più alta densità di Ong d'Europa. Qui è anche possibile trovare organizzazioni ad altissima specializzazione, che operano nei più diversi settori in ogni angolo del mondo. Questo non vuol dire che sia facile trovare un impiego, ma è sicuramente possibile poter cominciare con un'opportunità di lavoro a progetto o con uno stage. Lo dico perchè, lavorando con progetti a termine, noto un altissimo "turn-over" all'interno delle organizzazioni. Per chi non ha ancora qualche anno di esperienza nel settore, lo stage è comunque d'obbligo. La domanda è altissima e non è difficile trovare una buona opportunità anche solo attraverso internet. L'importante è dimenticare il cliché dello stagista che porta il caffè e fa le fotocopie, perchè fare uno stage non è questo. Lo abbiamo fatto tutti, personalmente ho anche avuto responsabilità e grandi soddisfazioni.
Daniele Di Pillo